Rabbia nel nord-est
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Rabbia nel nord-est
Dal 2008 a oggi sono stati diagnosticati 237 casi di rabbia in animali, di cui 56 in Friuli Venezia Giulia, 178 in Veneto e 3 nella Provincia autonoma di Trento.
La rabbia è una zoonosi, causata da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus. Colpisce animali selvatici e domestici e si può trasmettere all’uomo e ad altri animali attraverso il contatto con saliva di animali malati, quindi attraverso morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre. Il cane, per il ciclo urbano, e la volpe, per il ciclo silvestre, sono attualmente gli animali maggiormente interessati sotto il profilo epidemiologico.
La malattia sviluppa una encefalite: una volta che i sintomi della malattia si manifestano, la rabbia ha ormai già un percorso fatale sia per gli animali che per l’uomo. Senza cure intensive la morte arriva entro una settimana.
Dal 1997 e fino all’ottobre 2008, l’Italia è stata considerata libera da rabbia (rabies free). Successivamente, secondo i dati dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe), dal 2008 a febbraio 2010, sono stati diagnosticati centinaia di casi di rabbia in animali in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto. I casi di rabbia diagnosticati sono da mettere in stretta correlazione con la situazione epidemiologica della rabbia silvestre nella vicina Slovenia.
A seguito della ricomparsa della rabbia silvestre, nei comuni infetti e nelle aree limitrofe è stata resa obbligatoria la vaccinazione dei cani (presenti anche temporaneamente sul territorio) e degli erbivori domestici a rischio (al pascolo); è stato reso obbligatorio l’uso del guinzaglio per condurre i cani; è stata intensificata la sorveglianza sugli animali selvatici, in particolare di quelli trovati morti; sono state attivate le procedure per la realizzazione della vaccinazione orale di emergenza delle volpi secondo le disposizioni comunitarie in materia e di concerto con gli Stati confinanti, Slovenia e Austria.
La rabbia è una zoonosi, causata da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus. Colpisce animali selvatici e domestici e si può trasmettere all’uomo e ad altri animali attraverso il contatto con saliva di animali malati, quindi attraverso morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre. Il cane, per il ciclo urbano, e la volpe, per il ciclo silvestre, sono attualmente gli animali maggiormente interessati sotto il profilo epidemiologico.
La malattia sviluppa una encefalite: una volta che i sintomi della malattia si manifestano, la rabbia ha ormai già un percorso fatale sia per gli animali che per l’uomo. Senza cure intensive la morte arriva entro una settimana.
Dal 1997 e fino all’ottobre 2008, l’Italia è stata considerata libera da rabbia (rabies free). Successivamente, secondo i dati dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe), dal 2008 a febbraio 2010, sono stati diagnosticati centinaia di casi di rabbia in animali in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto. I casi di rabbia diagnosticati sono da mettere in stretta correlazione con la situazione epidemiologica della rabbia silvestre nella vicina Slovenia.
A seguito della ricomparsa della rabbia silvestre, nei comuni infetti e nelle aree limitrofe è stata resa obbligatoria la vaccinazione dei cani (presenti anche temporaneamente sul territorio) e degli erbivori domestici a rischio (al pascolo); è stato reso obbligatorio l’uso del guinzaglio per condurre i cani; è stata intensificata la sorveglianza sugli animali selvatici, in particolare di quelli trovati morti; sono state attivate le procedure per la realizzazione della vaccinazione orale di emergenza delle volpi secondo le disposizioni comunitarie in materia e di concerto con gli Stati confinanti, Slovenia e Austria.
Re: Rabbia nel nord-est
In questo caso....penso proprio che si possa parlare di recrudescenze che subito vengono circoscritte.E' una evenienza che si è sempre verificata quella delle patologie virali:con la vaccinazione e le corrette metodologie di vivere(valido sia per gli umani che per gli animali),arrivano a portare il rischio quasi allo zero e se questo rischio si protrae per almeno 5 anni la patologia in questione puo' dirsi debellata.Pero' è normale che dopo un certo periodo di tempo magari perche' è fisiologico abbassare il livello di guardia si possano verificare in concomitanza con paesi vicini che da li' qualche caso anche isolato crei un inizio di diffusione,ma come detto sopra con la vigilanza sanitaria presto il fenomeno diventa controllabile e nuovamente debellato.Ciao da Nello.
Nello Gentile- BARONE (=baro grosso)
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Re: Rabbia nel nord-est
La speranza è che i paesi confinanti collaborino al protocollo... ma non è sempre facile... soprattutto se le risorse sono scarse e il territorio vasto...
Persino da noi... la campagna vaccinale per altre patologie (influenza, e malattie infantili) spesso fallisce per la mancata copertura di una popolazione adeguata...
Persino da noi... la campagna vaccinale per altre patologie (influenza, e malattie infantili) spesso fallisce per la mancata copertura di una popolazione adeguata...
Re: Rabbia nel nord-est
Francesco ha scritto:La speranza è che i paesi confinanti collaborino al protocollo... ma non è sempre facile... soprattutto se le risorse sono scarse e il territorio vasto...
Persino da noi... la campagna vaccinale per altre patologie (influenza, e malattie infantili) spesso fallisce per la mancata copertura di una popolazione adeguata...
Altro tasto delicato......la mancata copertura della popolazione in maniera adeguata,altera in negativo senza dubbio, il risultato finale..........ma continuando cosi' il nostro sistema immunitario rischia di essere stimolato solamente dagli antigeni vaccinali con la produzione degli anticorpi a comando.Io invece propendo che le campagne vaccinali devono essere eseguite obbligatoriamente soltanto per i soggetti a rischio.....viceversa il troppo storpia
Nello Gentile- BARONE (=baro grosso)
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