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La Nutria pericolo non cacciabile.

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Messaggio  Francesco Mar Apr 06, 2010 8:50 am

Spesso vengono scambiate per lontre o per giganteschi ratti.
Sono le nutrie (Myocastor coypus), animali di origine sudamericana che popolano ormai gran parte dei corsi d’acqua del pianeta. In Italia sono presenti più o meno ovunque. E' un animale erbivoro e recenti studi hanno mostrato che la vegetazione riparia nelle zone ove è apparsa ha sensibilmente subito gli effetti della sua presenza; va anche detto, sempre per quel che riguarda la sua alimentazione, che frequentemente si ciba delle colture agricole dei campi coltivati in prossimità dei fiumi che popola. Inoltre, per la sua caratteristica di scavare tane negli argini dei fiumi che colonizza, li destabilizza.
Appartenenti alla famiglia dei “miocastoridi”, hanno una potenzialità riproduttiva e una capacità di adattamento alle condizioni climatiche estremamente elevata: una femmina può partorire anche 13 piccoli per volta e, in buone condizioni ambientali, riprodursi fino a 3 volte l’anno. Vivono lungo i fiumi o negli specchi d’acqua paludosi: trascorrono gran parte del tempo a nuotare ed escono allo scoperto prevalentemente, ma non solo, la notte.
Alcuni esemplari si fidano a tal punto da farsi avvicinare anche a brevissima distanza. Occorre tuttavia ricordare che, se messo alle strette, come ogni animale, anche una nutria può diventare pericolosa: il suo morso può lasciare dei segni profondi e causare molto dolore. Oltre a questo sembra però esistano dei problemi ben più seri a cui non si può, o forse non si vuole, trovare soluzione. La nutria, come detto, non è una specie autoctona e questo fa sì che non esistano animali capaci di limitarne la prolificazione. Ci sono delle teorie che dicono esser pesante l’impatto che tale specie può esercitare sulle biocenosi vegetali ed animali dei Paesi d’introduzione. Non sembra tuttavia chiaro il reale pericolo rappresentato dalle nutrie. Ciò nonostante, diversi studi hanno evidenziato interazioni conflittuali con vari elementi delle biocenosi locali.
La nutria può costituire un serbatoio per la diffusione di alcuni parassiti. I più importanti sono le fasciole come Fasciola epatica e le leptospire come leptospira interrogans. Questi, come alcuni batteri presenti nella nutria, possono essere diffusi nell’ambiente e trasmessi all’uomo.
Nella nutria la presenza di leptospire è stata evidenziata in particolare nelle feci e nell’urina rilasciata nell’erba. Ciò può causare la trasmissione della leptospirosi ad altri animali selvatici ed al bestiame allevato.
Nonostante tutto, non appare tra le specie cacciabili!
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Messaggio  giovanni anesa Mar Apr 06, 2010 6:08 pm

Aggiungerei una cosa,ovvero che le nutrie non sono arrivate in Italia ,per volontà sopranaturali,ma per le dissennate ,scellerate incursioni animaliste negli allevamenti ove le nutrie erano allevate per le pellicce:questi pazzi nel loro fanatismo isterico hanno liberato molti di questi animali,causando questo caos.
Ora alla luce di tutto ciò,la mia domanda è............ma a questi paladini degli animali per queste loro" liberazioni"che tanti problemi stanno creando........che cosa è stato fatto???? visto che qualche reato lo hanno commesso!!!!
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Messaggio  Francesco Mer Apr 07, 2010 9:20 am

Il problema delle specie invasive, liberate in italia, è anche più esteso. Che dire dei pappagalli in liguria? non li hanno certo liberati i cacciatori! I siluri nelle acque interne e il pesce gatto americano, che fanno strage di avannotti e uova. P
er non parlare del gambero di fiume americano (Orconectes limosus), che sta facendo estinguere il gambero autoctono (Austropotamobius Pallipes).
Qualche colpa, Suspect va anche ai cacciatori. I ripopolamenti di chukar (Alectoris chukar) che sta contaminando le popolazioni di pernice rossa (Alectoris rufa) e di coturnice (Alectoris graeca).
Ma tutto si colloca in un contesto politico-amministrativo, dove l'ambiente diventa di interesse solo se monetizzabile nell'immediato. La corretta gestione, che porterebbe a ricadute anche economiche a lungo respiro, non sembra interessare, nel nostro paese. Mad
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Messaggio  CyberJäger Mar Mar 22, 2011 8:36 pm

questa e fresca fresca

L'ISPRA sul progetto: "iniziativa assolutamente inadeguata sotto il profilo pratico, caratterizzata da un rapporto costi/benefici del tutto sfavorevole".

Alla fine di gennaio l'ufficio stampa della Lav - lega antivivisezione riferiva che: "Sono stati presentati lo scorso 3 dicembre, presso il Museo di Storia Naturale di Milano, i primi risultati del metodo di contenimento delle nutrie tramite sterilizzazione". Nel comunicato, il biologo dott. Samuele Venturini raccontava: "Da un anno circa stiamo sperimentando la sterilizzazione nell'area urbana e suburbana del comune di Buccinasco (Milano). E i risultati positivi ci spingono a proseguire per questa strada che ci auguriamo di continuare a percorrere sempre con il supporto di Regione Lombardia." La Lav commentava: "La sterilizzazione e' l'approccio che ha consentito di risolvere in gran parte del nostro Paese il problema del randagismo canino, non vi e' quindi motivo per credere che analoga efficacia non possa essere riprodotta anche nell'ambiente selvatico."

FederFauna, alla luce di tali notizie e consapevole del fatto che in 20 anni di "approccio animalista" al randagismo canino (la legge 281 sul randagismo risale al 1991), sono stati spesi un sacco di soldi dei contribuenti, ma in Italia ci sono ancora 590.000 cani randagi di cui solo un terzo ospitati nei canili rifugio (fonte Ministero Salute), ha deciso di chiedere delucidazioni all'Ispra, Ente vigilato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in data 09 marzo, ha risposto che dei primi risultati del metodo di contenimento delle nutrie che tanto piace agli animalisti presentati lo scorso 3 dicembre, di quei "risultati positivi" che spingerebbero a proseguire per quella strada citati nel comunicato, non ha avuto alcuna notizia ufficiale!...

L'Istituto spiega che era a conoscenza del protocollo sperimentale perche', ai sensi della normativa vigente, era stata la Regione Lombardia a chiedere il suo parere. In tale circostanza l'Ispra, pero', pur non esprimendo contrarieta' ad un'iniziativa che "non presentava controindicazioni dal punto di vista conservazionistico", ne aveva evidenziato "la sua assoluta inadeguatezza sotto il profilo pratico...". In particolare l'Ispra faceva notare che la tecnica prospettata "appare caratterizzata da un rapporto costi/benefici del tutto sfavorevole quando collocato nel contesto gestionale ordinario". Per essere piu' chiari ed usando sempre le parole dell'Istituto: "Tutto cio' puo' essere fatto in ambito puramente sperimentale ma appare completamente irrealistico quando collocato nel contesto delle reali disponibilita' economiche ed operative su cui possono contare le Pubbliche Amministrazioni Italiane."

Sembra pero' che alcune Pubbliche Amministrazioni Italiane riservino delle sorprese quanto a disponibilita' economiche ed operative, soprattutto quando c'entrano in qualche modo le associazioni animaliste. A fine 2010 la Regione Lombardia aveva gia' varato un piano triennale sul randagismo da oltre 6milioni di euro di cui 900mila solo per l'educazione sanitaria e zoofila (relatrice nella precedente legislatura Monica Rizzi della Lega Nord e in questa Nicole Minetti del Pdl) e il "Garante per la tutela degli animali" del Comune di Milano e' costato ben 400mila euro in quattro anni. Oggi si apprende che la Regione Lombardia supporti un'iniziativa che l'Ispra ha giudicato caratterizzata da un rapporto costi/benefici del tutto sfavorevole.

A questo punto, chi paghi risulta tristemente fin troppo chiaro, ma chi e' che ci guadagna?
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Messaggio  silvestri franco Mar Mar 22, 2011 9:54 pm

Ci guadagna il sistema corrotto che prospera da anni nel belpaese...tanti soldoni fatti girare in altrettani enti nulli e farlocchi,una piramide di favoritismi che sempre piu' spesso cade nel ridicolo...tanto paga sempre pantalone. Sad saluto Franco

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